Giorgio De Chirico, Manichini

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Giorgio de Chirico, Manichini
Giorgio de Chirico, Manichini
Sale 21 e 22. La pittura in Italia tra le due guerre

Intorno alla metà degli anni Venti Giorgio de Chirico matura alcune tematiche che già dal principio del decennio avevano segnato uno scarto profondo rispetto alla poetica metafisica. Le fonti classiche e la tradizione pittorica italiana, dal ‘400 al ‘600, diventano riferimenti privilegiati e soggetti già frequentati in precedenza, come i “manichini”, subiscono una metamorfosi rispetto alle interpretazioni che l’artista ne aveva dato durante la fase metafisica e nel periodo di “Valori Plastici”. Custodi di una classicità, qui concretamente depositata nel loro grembo, vengono raffigurati soli o in coppia, seduti o distesi, in atteggiamenti melanconici, all’interno di asfissianti spazi vuoti. Questa gouache, dipinta a rapide pennellate sovrapposte che donano alla superficie una vibrazione luminosa, è collegabile al dipinto La Confessione, del 1930, che l’artista presenta alla mostra monografica di Firenze nel 1932.