Ricerche sul Polittico Stefaneschi
Ricerche sul Polittico Stefaneschi

Ricerche sul Polittico Stefaneschi

Giotto nella Pinacoteca Vaticana

Giovedì 20 ottobre 2016, ore 16.00
Sala Conferenze, Musei Vaticani

Dopo essere stato protagonista della mostra milanese Giotto e l’Italia, il Polittico Stefaneschi continua a far parlare di sè nella nuova pubblicazione edita congiuntamente da Edizioni Musei Vaticani e Electa: “Ricerche sul Polittico Stefaneschi. Giotto nella Pinacoteca Vaticana” a cura di Antonio Paolucci, Ulderico Santamaria, Vittoria Cimino e autori vari.
La presentazione del volume, in programma per il 20 ottobre alle ore 16.00 presso la Sala conferenze dei Musei Vaticani, si inserisce nell’ambito del ciclo di conferenze Il Giovedì dei Musei e sarà interamente dedicata alle operazioni conoscitive e conservative che hanno interessato il capolavoro in occasione della recente esposizione.
Ad introdurre l’incontro il Direttore dei Musei Vaticani, seguiranno gli interventi della Storica dell’arte Serena Romano e del Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure Marco Ciatti.

Anticipiamo la Presentazione del professor Antonio Paolucci al volume "Ricerche sul Polittico Stefaneschi. Giotto nella Pinacoteca Vaticana":

Ecco un esempio di intervento globale (di quelli che sarebbero piaciuti ai maestri dei nostri studi, a Cesare Brandi e a Giovanni Urbani) su una singola opera d’arte. La mostra Giotto e l’Italia, allestita al Palazzo Reale di Milano fra il settembre del 2015 e il gennaio 2016, ha offerto l’occasione e le risorse per attivare una catena di eventi che hanno la loro conclusione nel libro che le mie righe introducono, libro che l’Ufficio Editoriale dei Musei Vaticani diretto da Federico Di Cesare ha progettato e realizzato con la consueta bravura. Ed ecco quindi la serie di operazioni conoscitive e conservative che hanno riguardato il Polittico Stefaneschi, il capolavoro di Giotto che stava nel cuore dell’antica San Pietro costantiniana dove doveva brillare di lacche colorate e di vernici traslucide come un grande smalto champlevé ammirato da credenti e da visitatori da tutto il mondo: da San Francesco e da Dante Alighieri, da Petrarca e da Carlo VIII Valois, da Martin Lutero e da Ludovico Ariosto. Analizzato intus et in cute, scrutinato in ogni sua parte, visto a tutto azimut nelle sue vicende fisiche (dalla Basilica alla Pinacoteca) e nello scrutinio filologico e critico che ha coinvolto molte generazioni di storici dell’arte e che è nel libro perfettamente ed efficacemente sintetizzato da Guido Cornini, il polittico non ha subito, in questa occasione, restauri. Non sono più, i nostri, tempi di nuovi grandi restauri. Il restauro dello Stefaneschi è già stato fatto in passato. Ora c’era solo bisogno di piccoli aggiustamenti, di minime revisioni, non di altro. Altre erano le cose che bisognava fare.

Bisognava studiare il polittico nella sua struttura, nei suoi materiali, nella sua storia esecutiva. Ed ecco entrare in campo le sofisticate tecnologie di ultima generazione del remote sensing, una attività gestita dal Laboratorio delle Ricerche Scientifiche di Ulderico Santamaria e concretamente realizzato da Fabio Morresi. Infine (era la condizione preliminare e non negoziabile per la concessione del prestito alla mostra milanese) occorreva mettere in sicurezza dal punto di vista climatologico l’intero polittico. È quello che è stato fatto per finanziamento dell’Ente promotore della mostra. Perciò oggi il capolavoro vaticano di Giotto sta in sicurezza nel cuore della Pinacoteca protetto da un complesso sistema di clima frame distribuito su tutte le tavole che costituiscono l’insieme. È il sistema di protezione non invasivo di cui parla diffusamente Vittoria Cimino nel testo. Una volta di più questo volume che è stato edito nei tempi dell’instant book ma che ha coinvolto un lavoro scientifico di lunga lena e di vasto impegno, dimostra l’utilità e l’efficacia del lavoro di squadra. Per il coordinamento di Vittoria Cimino, responsabile dell’Ufficio del Conservatore, tutti i saperi e i mestieri del Museo sono stati coinvolti. È sufficiente scorrere l’indice analitico per esserne consapevoli. Dagli storici dell’arte Guido Cornini, Marta Bezzini, Francesca Martusciello, ai restauratori Maria Pustka, Massimo Alesi e Laura Baldelli, agli scienziati del Dipartimento di Ulderico Santamaria e a Fabio Morresi in particolare, curatore del comparto diagnostico, risposte plurali per un obiettivo unico occupano il libro che io ho il privilegio di presentare. Rimane, a conclusione del nostro lavoro, l’omaggio esaustivo, mai tentato prima fino ad ora, a un’opera che si colloca come il momento apicale nella vita e nella carriera di Giotto e che splende come un sole nel cuore del Trecento; in quello che è stato – diceva Pietro Toesca – il vero grande secolo degli italiani.