Musei e Monumenti in guerra
Musei e Monumenti in guerra 1939-1945

Musei e Monumenti in guerra 1939-1945

Londra Parigi Roma Berlino

Giovedì 15 ottobre 2015, ore 17.00
Sala Conferenze, Musei Vaticani

Riprendono il via dopo la pausa estiva gli attesi appuntamenti con Il Giovedì dei Musei. Ad inaugurare la nuova stagione, giovedì 15 ottobre alle ore 17.00, sarà la presentazione del volume "Musei e Monumenti in guerra 1939-1945. Londra Parigi Roma Berlino": una raccolta degli atti dell'omonimo convegno tenutosi nel novembre del 2012. La pubblicazione, in uscita per le Edizioni Musei Vaticani, è a cura di Teresa Calvano e Micol Forti

Presenteranno il volume, presso la Sala Conferenze dei Musei Vaticani, non solo il Direttore Antonio Paolucci, autore della Presentazione, ma anche Vittorio Vidotto, professore di Storia Contemporanea, e i giornalisti Simonetta Fiori e Tommaso Ricci

Anticipiamo parte della Presentazione del professor A. Paolucci: 

Se un convegno come questo ha avuto sede a Roma, nei Musei Vaticani, una ragione c'ê. Il patrimonio culturale italiano, durante la Seconda guerra mondiale, ha contratto debiti importanti con la città del Papa. 

Fra il novembre del '43 e il maggio del '44, grazie alla politica instaurata dal Segretario di Stato Cardinale Maglione e condotta con minuziosa pazienza dal Sostituto Giovan Battista Montini, gran parte dei tesori d'Italia furono trasferiti in Vaticano: dalla Deposizione di Raffaello della Borghese, alla Pala d'Oro di San Marco, ai manoscritti di Cassino e di Casamari.


In un momento in cui ogni goccia di benzina e ogni gomma di autocarro erano preziose per il fronte, il comandante supremo dell'armata del Reich in Italia, il feldmaresciallo Kesselring, mise a disposizione per il trasferimento i suoi uomini e i suoi camion. E questo valga a contraddire una volta per tutte il logoro cliché, così caro alla cattiva letteratura e al cattivo cinema, dei tedeschi predatori e saccheggiatori, moderna versione dei Goti di Alarico o degli Unni di Attila. 
Gli ufficiali della Wehrmacht che combattevano in Italia una guerra dissennata che sapevano perduta, erano giovani uomini che al liceo, negli eccellenti licei germanici degli anni Trenta, avevano tradotto Orazio e Virgilio, letto e studiato l'Italienische Reise di Goethe e magari conoscevano a memoria il suo celebre elogio del Bel Paese: «Kennst du das Land wo die Zitronenblühn?» ("conosci tu il Paese dove fioriscono i limoni?"). 


Anche per loro l'Italia era il luogo della spiritualità e della bellezza. 
C'è, a questo proposito, un episodio che merita di essere ricordato. 
Quando la Wehrmacht si ritirò da Firenze conquistata dagli alleati, attestandosi sulla collina di Fiesole a pochi chilometri di distanza in linea d'aria dalla cupola di Santa Maria del Fiore e dal Campanile di Giotto, ci fu un ufficiale tedesco (Münchausen si chiamava, come il famoso Barone) che ordinò ai suoi uomini di non tirare con i mortai sulla città occupata dal nemico ma di usare soltanto, in caso di necessità, le armi individuali e le Spandau, le mitragliatrici da campo. 

Lo spaventava evidentemente l'idea di poter colpire i monumenti più celebri del mondo.