Le icone al cinema
Le icone al cinema

Le icone al cinema

L'immagine dentro l'immagine

Giovedì 21 marzo 2013, ore 15.30
Sala Conferenze, Musei Vaticani

Cosa c'entra l'icona con il cinema? Come possono essere accostate tra di loro due tipologie di immagini così differenti in apparenza? L'interessante rapporto tra queste due realtà comunicative sarà trattato il 21 marzo alle 15.30, presso la Sala Conferenze dei Musei Vaticani, dal critico e storico del cinema Marco Vanelli che, per il secondo anno consecutivo, con il suo intervento dedicato a "Le icone al cinema. L'immagine dentro l'immagine", animerà uno dei consueti appuntamenti culturali de Il Giovedì dei Musei.

Nel corso della conferenza sarà proiettata un'antologia di brani cinematografici dedicati al tema dell'icona, con opere di C.T. Dreyer, S.M. Ejzenstejn, J. Norstejn, A. Tarkovskij, S. Paradzanov e J.L. Godard.

Segue un estratto dall'intervento del relatore:

"Il senso di immagine sacra, di icona, nella prospettiva ortodossa, è diverso rispetto alla sensibilità occidentale. Nella nostra tradizione l'immagine raffigura qualcosa di sacro; un'icona, invece, è sacra in sé, in quanto luogo di incontro tra il divino e l'umano. Il pittore di icone si pone in una prospettiva che lo porta ad annullarsi fino a diventare una sorta di pennello, di strumento per la rivelazione divina attraverso le forme e i colori. Si potrebbe quasi dire che non è lui a dipingere, ma Dio per suo tramite: «Per questo l'iconografo deve percorrere un cammino di ascesi, di "digiuno dei sensi" e di rinuncia a tutto ciò che sarebbe una sua creazione nelle forme, a tutto ciò che corrisponde a una sua visione individuale»1.
Osservando gli affreschi della Cappella Sistina, noi vediamo prima di tutto Michelangelo, il suo mondo, la sua arte, la sensibilità del suo tempo. Osservando la Trinità di Andrej Rublëv, noi abbiamo accesso al sacro, all'Altro, all'«assolutamente differente rispetto a questo mondo»2: Rublëv scompare, anche se quell'icona non potrebbe esistere se non dipinta da lui, dalla sua fede.

Sostiene Leonid Uspenskij: «Come la liturgia, l'icona è una rivelazione dell'eternità nel tempo»3; ma noi potremmo anche aggiungere: è una rivelazione dell'invisibile nel visibile, dell'infinito nel finito. L'icona è una finestra sull'aldilà4. La funzione dell'iconostasi (la parete di icone che nelle chiese ortodosse separa l'altare dalla navata) è di creare una barriera tra il celebrante e i fedeli, ma diventa anche, per questi ultimi, una sorta di osservatorio per contemplare l'invisibile. 

Fatte queste premesse verrebbe da chiederci: che cosa c'entra l'icona col cinema? Essendo per loro natura tipi di immagine differenti e appartenendo a epoche e percorsi creativi diversi, come possono essere accostati il film e l'icona? Il monaco che la dipinge annullandosi e il regista che mette in scena i propri sogni di celluloide, cosa hanno in comune? 

Il cinema riproduce, esprime, trasforma la realtà, e raramente assurge al livello della contemplazione. Ciò non significa che alcuni aspetti dell'icona (la sua storia, la sua spiritualità, il concetto o la composizione figurativa) non possano essere individuati anche sullo schermo, a seconda della creatività e della ricerca personale dei singoli registi. Carl Theodor Dreyer ne ha colto la spiritualità; Sergej M. Ejzenstejn nei suoi film ha tenuto presente il concetto di icona; il cartoonist Jurij Norstejn ne ha tratto un racconto; Andrej Tarkovskij ha tentato l'iconostasi filmica; Sergej Paradzanov ha concepito la figurazione delle inquadrature come fossero icone; infine Jean-Luc Godard ne ha elaborato una teoria. Sono questi gli autori cinematografici di cui parleremo e di cui analizzeremo dei brani così da scoprire inaspettati rimandi tra due mondi comunicativi in apparenza lontanissimi."

 

Note

1. Tomás Spidlík, Marko Ivan Rupnik, Narrativa dell'immagine, Lipa, Roma 1996, p. 14.

2. Pàvel Nikolàjevic Evdokìmov, Teologia della bellezza. L'arte dell'icona, traduzione di p. Giuseppe Da Vetralla, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1990, p. 131.

3. La teologia dell'icona, traduzione di Angelo Lanfranchi, La Casa di Matriona, Milano 1995, p. 120.

4. Cfr. Pavel Florenskij, Le porte regali, Milano, Adelphi, 1977.