
Museums at Work
Il Mantegna di Pompei
Un capolavoro ritrovato
Sala XVII, Pinacoteca
Dal 20 marzo, nell’ambito della rassegna Museums at Work, i Musei Vaticani – come consuetudine in questo particolare tempo liturgico – invitano pellegrini e turisti a percorrere il cammino quaresimale attraverso la “riscoperta” di un capolavoro di Arte e di Fede.
Nella speciale ricorrenza del Giubileo, l’ospite d’onore della suggestiva Sala XVII della Pinacoteca Vaticana è un’opera pittorica “ritrovata”, universalmente data per perduta, e solo recentemente attribuita alla mano del celebre Andrea Mantegna (1431-1506), sommo esponente del Rinascimento.
Si tratta del dipinto la Deposizione di Cristo, custodito oggi nel Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei e corrispondente iconograficamente alla tela eseguita dal Mantegna per la basilica di San Domenico Maggiore a Napoli.
Nel maggio del 2022, su invito e intuizione di Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato di Pompei e Delegato pontificio del Santuario, il fragile dipinto – dall’attribuzione ancora incerta e dalle condizioni conservative molto compromesse – venne trasferito, con l’autorizzazione del Parco Archeologico, da Pompei a Roma per essere affidato alle “cure” dei laboratori dei Musei Vaticani, e sottoposto quindi ad un complesso intervento di restauro, preceduto da ricerche storiche e avanzate indagini non invasive per immagini.
“Il dipinto di Andrea Mantegna di San Domenico Maggiore a Napoli è oggi il Mantegna di Pompei – dichiara il Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, curatrice del progetto espositivo insieme con Fabrizio Biferali –. Non abbiamo documenti che attestino il passaggio della Deposizione dalla chiesa domenicana partenopea, dove è documentata dalle fonti, al Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, ma le ricerche, le indagini e i risultati straordinari di un lungo e meticoloso progetto di restauro hanno confermato che la Deposizione del Santuario di Pompei è l’opera di Mantegna”.
Fondamentale per l’attribuzione è stata anche la ricerca storico-artistica condotta da Stefano De Mieri, dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, che ha avuto l’intuizione dell’originalità dell’opera – la cui scheda era stata pubblicata dal Santuario sul sito web per l’inventariazione dei beni culturali ecclesiastici della CEI –, il che gli ha permesso di ricollocarla pienamente all’interno della tradizione mantegnesca.
Il lungo e delicato restauro è stato eseguito – sotto la guida “spirituale” del compianto Guido Cornini, Delegato scientifico scomparso prematuramente il 18 luglio 2022 – da Lorenza D’Alessandro e Giorgio Capriotti, in stretta sinergia con la Direzione dei Musei e dei Beni Culturali, il Reparto per l’Arte dei secoli XV-XVI, il Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei e il Gabinetto di Ricerche Scientifiche.
Antico è il rapporto che lega i Musei del Papa al Santuario di Pompei e ai suoi numerosi tesori artistici o devozionali. Già nel 2012 il laboratorio di restauro vaticano si era preso cura della veneratissima tela seicentesca della Madonna di Pompei. Oggi, a dieci anni esatti dal primo pellegrinaggio di Papa Francesco alla Città mariana (21 marzo 2015) – e all’indomani del suo annuncio, dall’Ospedale Gemelli, della canonizzazione di Bartolo Longo, fondatore del Santuario – l’apertura al vasto pubblico della mostra “Il Mantegna di Pompei. Un capolavoro ritrovato” restituisce idealmente un gesto d’amore e si ammanta di fortissimi significati simbolici, spirituali e beneauguranti.
L’iniziativa espositiva è accompagnata da un catalogo pubblicato da Edizioni Musei Vaticani, a cura di Barbara Jatta e Fabrizio Biferali.