Lastra con epitaffio di un siciliano
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Lastra con epitaffio di un siciliano
Μάρις Σικελὸς “Máris, siciliano”, morì a Roma dov’era giunto da un’ignota città della Sicilia. Il suo epitaffio è scritto nella lingua forse più familiare a lui e ai dedicanti (corregionari?), così come quello del palermitano Sýmphoros (20,7). Máris e Sýmphoros sono due dei molti abitanti delle province che transitavano per Roma – già in passato, come oggi, città multietnica – o che vi si trasferivano, finendo lì la propria vita. Vi giungevano, da luoghi vicini e lontani, per ragioni di carattere commerciale o – lo ricordano molte iscrizioni tardo-antiche di committenza cristiana – per motivi religiosi, quale il pellegrinaggio presso i “luoghi santi”, anzitutto le tombe dei martiri. Né Máris né Sýmphoros specificano il motivo della propria presenza a Roma. In basso è incisa una colomba che becca da un tralcio di vite, intesa in senso noetico come messaggera di salvezza.