Lapidario Ebraico

Lapidario Ebraico

Una tra le più rilevanti collezioni vaticane d’iscrizioni antiche è quella del Lapidario Ebraico, trasferito dal Laterano al Vaticano nel 1963 assieme alle collezioni paleocristiane. Comprende la quasi totalità delle iscrizioni (circa duecento) rinvenute in occasione dello scavo della Catacomba ebraica di Monteverde, sulla via Portuense. La catacomba, nota almeno dal XVII sec., fu oggetto di indagini sistematiche solo agli inizi del XX (1904-1906), a seguito della riscoperta casuale durante attività di cava; nel 1914 i reperti furono allestiti in una nuova sala del Palazzo Apostolico Lateranense. Lo svuotamento di un così peculiare sito archeologico dalle sue iscrizioni – che oggi riterremmo senza dubbio deprecabile – costituì invece la salvezza di questo patrimonio epigrafico, in quanto pochi anni dopo, a causa del suolo franoso e delle attività di cava, la catacomba crollò irreparabilmente, fino alla perdita quasi completa di ogni sua traccia. Solo in anni recentissimi, fortuite scoperte di piccoli ambienti ipogei e di alcune sepolture nel corso di lavori nella zona di via Vincenzo Monti hanno offerto l’occasione per un riesame complessivo della documentazione di archivio, consentendo di identificare con esattezza il sito della perduta catacomba. La raccolta, unita a pochi altri reperti sporadici (come i capitelli della sinagoga dell’antica Portus), costituisce il più prezioso e omogeneo insieme d’iscrizioni giudaiche della diaspora e una vera miniera di notizie sulla comunità ebraica romana fra III e IV sec. d.C., riguardo ad esempio, alla lingua parlata (prevalentemente il greco), alla vita sociale e religiosa, comprese le cerimonie e i riti cultuali evocati da molti simboli presenti sulle lastre (come la menorāh, o candelabro a sette braccia, e il lulāv, o ramo di palma), fino ai nomi delle persone e ai rapporti familiari.