Il restauro del patrimonio architettonico. Cultura e metodo II
Il restauro del patrimonio architettonico. Cultura e metodo II

Il restauro del patrimonio architettonico. Cultura e metodo II

II Conferenza Scientifica
7 giugno 2011, ore 17.30
Musei Vaticani

A quasi un anno di distanza, cade il secondo appuntamento, martedì 7 giugno ore 17.30, con le conferenze scientifiche dei Musei Vaticani dedicate a Il restauro del patrimonio architettonico. Cultura e metodo. L'intervento della Prof. Elisabetta Pallottino, relatore unico dell'incontro, verterà sulle ricerche per il restauro di superfici architettoniche vaticane, e sull'opportunità di restituire a quest'ultime la dignità storica e artistica di un tempo.

 

"La professione del restauratore è fatta di curiosità, di conoscenza approfondita della storia, attenzione ai dettagli, esperienza nel trattamento dei materiali, ma anche coraggio nel far rivivere il monumento", con queste parole il prof. Antonio Paolucci concludeva l'anno scorso la prima conferenza scientifica su Il restauro del patrimonio architettonico. Cultura e metodo, ideata e organizzata dall'architetto Maria Mari, responsabile della Sovrintendenza ai Beni Architettonici dei Musei Vaticani.

In una sorta di continuità tematica e temporale, sarà sempre il Direttore dei Musei Vaticani a riprendere le fila del discorso, introducendo il prossimo 7 giugno la relazione dell'architetto Elisabetta Pallottino, professore ordinario di Restauro Architettonico presso la Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi Roma Tre.

 

A seguire l'abstract dell'intervento della Prof. Pallottino: Vaticano: "incrostature di stuchi bianchi" o "superbe moli laterizie"? Ricerche per il restauro di superfici architettoniche.

 

Un'architettura di esterni severa e spoglia a fronte di stanze e gallerie ricche di materiali preziosi, di pareti dipinte o decorate di stucchi e dorature: a questo problematico contrasto che caratterizza tanta parte dei Palazzi vaticani e ne penalizza le superfici architettoniche, siamo ormai assuefatti da così tanto tempo da considerarlo un elemento inconfutabile, intenzionale e permanente, addirittura quasi invisibile.

Molte domande sulle ragioni di tale immagine consolidata e dalla sua genesi sono invece oggi possibili e alcune risposte possono essere date seguendo un percorso indiziario che aiuta a restituire all'architettura del Vaticano quel valore di ricchezza materiale che le era proprio e che il tempo e i veli di molte ideologiche e radicali interpretazioni hanno cancellato dalla nostra memoria.

 

Alcune considerazioni materiali, documentali e iconografiche riguardanti soprattutto il Cortile del Belvedere, il Palazzo Vaticano e il Museo Pio Clementino, sono proposte alla riflessione e al dibattito allo scopo di favorire, nel contesto romano delle diverse epoche, una lettura architettonica che tenga conto della prospettiva storica e che possa servire, laddove necessario, a istruire restauri colti e consapevoli.