Il Fondo Moscioni
Il Fondo Moscioni

Il Fondo Moscioni

Come nasce la raccolta fotografica dei Musei Vaticani

Giovedì 24 maggio 2012, ore 16.00
Sala Conferenze, Musei Vaticani

Pochi forse sono a conoscenza che i Musei Vaticani custodiscono un importante patrimonio fotografico storico e che, tra l'insieme dei fondi che lo costituiscono, spicca il Fondo Moscioni con più di 15.000 lastre di vetro.
Una preziosa occasione di conoscenza e di approfondimento sul tema è prossimamente offerta dal ciclo di incontri Il Giovedì dei Musei che, il 24 maggio alle ore 16.00, presso la Sala Conferenze dei Musei Vaticani, ha in calendario l'intervento della dott.ssa Paola Di Giammaria, responsabile della Fototeca, con la conferenza "Il Fondo Moscioni: come nasce la raccolta fotografica dei Musei Vaticani".
L'appuntamento sarà altresì dedicato alla presentazione delle finalità, funzioni e attività del nuovo servizio di Fototeca, recentemente istituito presso i Musei Vaticani sotto l'impulso del suo Direttore, il prof. Antonio Paolucci.

Segue un estratto dall'intervento del relatore:

"La Fototeca, per sua stessa definizione, rimanda a un contenitore di materiali fotografici non necessariamente prodotti solo dal medesimo soggetto che li detiene, ma da questo raccolti. È il caso dei Musei Vaticani i quali uniscono alla produzione fotografica volta a documentare le proprie collezioni, in continuo arricchimento, anche un grande patrimonio fotografico storico con soggetti che riguardano, non solo le opere dei Musei, ma soprattutto vedute, paesaggi, città, palazzi e monumenti di Roma e altre località italiane. 

Il patrimonio attuale conta circa 350.000 negativi originali in bianco e nero con corrispettivi positivi a stampa, circa 65.000 immagini a colori, soprattutto impressionate su pellicola professionale e in parte acquisite in formato digitale. Il patrimonio include circa 49.000 lastre di vetro che costituiscono l'insieme dei fondi storici tra cui spicca il Fondo Moscioni con circa 15.700 lastre.

La Fototeca, istituita nel giugno 2010, ha dovuto pertanto procedere ad una iniziale mappatura generale del patrimonio, cercando di isolare i fondi storici, partendo da quello Moscioni. Tutti i faldoni dei positivi b/n sono stati ordinati secondo un criterio topografico che rispetta la naturale conformazione museale. Inoltre sono stati predisposti elenchi per gli utenti in modo da facilitare il reperimento dei positivi, favorendo l'individuazione del faldone di riferimento e dei soggetti. Per quanto riguarda il Fondo Moscioni, la Fototeca sta poi procedendo all'informatizzazione delle schede cartacee dei negativi su lastre di vetro, facilitando così la loro ricerca per numero di negativo e per soggetto e, inoltre, si sta procedendo alla creazione anche di un elenco informatizzato dei positivi che riporta, oltre ai dati di inventario, anche il faldone in cui sono collocati in modo da favorirne il reperimento. Il patrimonio fotografico dei Musei Vaticani è a tutti gli effetti una raccolta più che una collezione, definizione che implicherebbe una intenzionalità che non corrisponde alla casualità dell'accumulo e alla varietà delle fotografie conservate presso i Musei.

All'interno di questa raccolta sono, infatti, individuabili diversi fondi.

L'isolamento dei fondi, intesi come bene culturale a sé stante sulla base delle loro caratteristiche di autorialità, modalità formativa, gerarchia strutturale, soggettazione per ampie categorie, è fondamentale per approfondire le fasi di formazione della raccolta fotografica dei Musei e offre percorsi inediti di ricerca sia per la storia stessa delle opere sia per la storia della fotografia.

Nel corso dell'iniziale ricognizione del patrimonio ad opera della Fototeca, oltre al noto Fondo Moscioni, sono stati individuati numerosi altri fondi di fotografi come Anderson, Faraglia, Felici, etc. Proprio la riscoperta di questa varietà testimonia la natura e l'origine della raccolta fotografica dei Musei Vaticani che la ricostruzione documentaria ha pienamente confermato.

Alla fine dell'Ottocento, infatti, i documenti, in corso di studio, mostrano come i Musei non avessero una vera e propria raccolta fotografica. Molti sono i fotografi di fama che riproducono le opere dei Musei a partire dalla fine del secolo e nei primi decenni del successivo: solo per citarne alcuni, Adolphe Braun, James e Domenico Anderson, i Fratelli Alinari, Michele Danesi, Tommaso Cuccioni, Giuseppe Felici, Cesare Vasari, Cesare Brogi, Pompeo Sansaini e Cesare Faraglia.

Questi professionisti dell'obiettivo richiedono l'autorizzazione a fotografare opere dei Musei o per studiosi committenti o da inserire nei loro cataloghi a stampa, molto richiesti sul mercato. Tra i fotografi che svolgono questo tipo di collaborazione vi è anche il viterbese Romualdo Moscioni (1849-1925) la cui collezione segnerà un passo di svolta per la storia della raccolta fotografica dei Musei. Bisogna attendere, però, il 1930 perché gli eredi di Moscioni sottopongano ai Musei l'esistenza della ricca collezione fotografica ereditata dal padre e ne propongano all'allora Direttore Bartolomeo Nogara la sua acquisizione. Le trattative di acquisto si protraggono a lungo ma conducono la Pontificia Commissione d'Arte Sacra all'acquisizione di buona parte della collezione Moscioni che viene lasciata in deposito e custodia presso i Musei e va a formare il nucleo più cospicuo della raccolta fotografica museale.

Questo evento testimonia chiaramente una nuova sensibilità, da parte innanzitutto del Direttore Nogara, per la fotografia che viene valutata come fondamentale mezzo di documentazione e di testimonianza anche per la gestione ordinaria del Museo e soprattutto ai fini della conservazione del patrimonio artistico museale.

Conseguente a questo nuovo spirito è da leggersi la decisione nel 1933 di adibire parte del secondo piano dell'edificio della nuova Pinacoteca, inaugurata l'anno precedente, per custodire il Fondo Moscioni, predisponendo appositi armadi in legno, ancora presenti, per la collocazione dei negativi su lastre di vetro. I soggetti delle foto Moscioni documentano sia le collezioni dei Musei ma soprattutto le bellezze del territorio italiano. Per quanto riguarda l'Italia, Roma fa la parte da leone con la sua storia straordinaria, le sue vedute archeologiche, i dintorni e la campagna per non parlare delle chiese (incluse le basiliche maggiori), che rappresentano la parte più cospicua dei positivi. Sono presenti anche alcuni musei, ville, palazzi, vie e vicoli, monumenti, fori, conventi, fontane, piazze e camposanti. Numerose sono le vedute di diverse città italiane del Centro (Firenze per tutte) fino al Sud Italia.

Per l'ordinamento del patrimonio appena acquisito viene chiamata Hermine Speier (1898-1989), archeologa tedesca di famiglia ebrea e Direttrice della Fototeca dell'Istituto Archeologico Germanico di Roma, che lavora alla catalogazione delle foto dal 1934 fino al 1966 (dal 1967 va in pensione ma rimane consulente dei Musei), trovando nello Stato della Città del Vaticano anche la protezione durante le discriminazioni razziali.
Il suo prezioso lavoro scientifico si unisce all'attività del fotografo milanese Arturo Faccioli, che si occupa della stampa delle lastre a partire dal 1931, formulando proposte innovative per creare il Gabinetto Fotografico e la Fototeca, anticipando con grande lungimiranza il ruolo e il compito della Fototeca di oggi".