Il fregio del portico medievale di San Giovanni in Laterano
Il fregio del portico medievale di San Giovanni in Laterano

Il fregio del portico medievale di San Giovanni in Laterano

Frammenti ritrovati e nuove ipotesi di ricostruzione

Martedì 26 giugno 2012, ore 16.00
Sala Conferenze, Musei Vaticani

Avrà luogo eccezionalmente di martedì l'ultimo incontro della stagione con Il Giovedì dei Musei. Appuntamento il 26 giugno alle 16.00 con la dott.ssa Anna Maria De Strobel, Curatore del Reparto per l'Arte Bizantina e Medievale dei Musei Vaticani, che terrà, insieme ad altri autorevoli relatori, una conferenza sul recente ritrovamento di alcuni frammenti del fregio medievale di San Giovanni in Laterano.

Segue un estratto dall'intervento del relatore:

"I magazzini dei musei sono spesso luogo di ritrovamenti anche significativi. I depositi, come afferma giustamente il prof. Paolucci, sono «la parte in ombra del museo, essenziale però alla vita delle collezioni quanto la parte esposta...». Infatti, può succedere che, a seguito di sistemazioni o trasferimenti di collezioni, vi vengano portate opere, la cui importanza non è immediatamente riconosciuta, com'è stato in questo caso, e poi dimenticate. Ed è per questo che le campagne d'inventariazione e di schedatura sono di grande utilità, perché permettono l'identificazione di manufatti che spesso giacciono nei magazzini da molto tempo. Così è stato per i frammenti lapidei oggetto della presentazione. Infatti, in occasione dell'inventariazione e della schedatura di tutte le opere medievali, situate nel Magazzino sotto il Cortile Ottagono dei Musei Vaticani, con l'intenzione di raggrupparle in un unico settore, si è potuto identificare come appartenenti a uno stesso complesso 31 frammenti lapidei con inserti decorativi a cosmatesco, riutilizzati in seguito in ambito pavimentale. Il disporli l'uno accanto all'altro ha subito permesso di capire che ci si trovava di fronte a un fregio marmoreo, costituito da un'alternanza di riquadri e dischi delimitati da una fascia in mosaico. Inoltre, alcuni frammenti presentavano sotto la decorazione in mosaico lettere incise, residui quindi di iscrizioni in latino che dovevano essere servite a identificare scene, poste un tempo all'interno dei riquadri. Sono state proprio queste scritte a dare la certezza di aver rinvenuto parte del fregio mosaicato del portico medievale della Basilica di San Giovanni in Laterano, costruito, secondo la tradizionale attribuzione, a cavallo tra XII e XIII secolo dallo scultore e architetto romano Niccolò d'Angelo, e demolito nel 1732 per la costruzione della nuova facciata, opera di Alessandro Galilei. L'aspetto generale del portico è noto grazie a descrizioni e a materiale iconografico antico, ai quali si aggiunge un importante documento conservato nell'Archivio del Capitolo di San Giovanni in Laterano, relativo alle fasi dello smontaggio dell'intera struttura nel 1732.

Il portico era formato da sei colonne che sorreggevano un architrave, composto a sua volta da una cornice aggettante, dal fregio mosaicato da cui provengono i frammenti ritrovati, da un'altra cornice di dimensioni minori e dalla fascia su cui correva l'iscrizione "Dogmate papali datur"..., che celebrava il ruolo di "Mater et Caput" della Basilica lateranense, la cattedrale di Roma, fondata dall'imperatore Costantino (274-337) e consacrata da papa Silvestro I (314-335) tradizionalmente nel 318. La struttura colonnata occupava i due terzi della larghezza della facciata della Basilica e si addossava alla Cappella di San Tommaso, costruita intorno al 960 occludendo tre arcate di un portico più antico, risalente al IX secolo e sostituito – nella parte rimasta libera – dal nuovo di XII-XIII secolo. Si può seguire l'evoluzione della facciata di San Giovanni, e quindi del portico, attraverso tre immagini storiche. La prima è il celebre affresco con "Il sogno di Innocenzo III", dipinto intorno al 1300 da Giotto nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi: qui sono ben raffigurati il motivo a cerchi e riquadri e le decorazioni cosmatesche del fregio mosaicato.

Ritrae il portico nella sua complessità un affresco databile al quinto decennio del 1600, visibile nel Battistero Lateranense. Nella pittura appare ancora raffigurata la Cappella di San Tommaso, che sarà demolita nel 1647 nell'ambito dei rifacimenti borrominiani della facciata. Infine, la veduta più fedele del portico alla vigilia della sua demolizione è contenuta nel "De sacris aedificiis a Costantino Magno constructis", pubblicato da Giovanni Giustino Ciampini nel 1693. Questa immagine è importante poiché è l'unica a riprodurre sia l'iscrizione "Dogmate papali datur"... sia quella che, inserita nella parete che chiudeva il portico a nord, riportava il nome dell'autore dell'opera: Niccolò d'Angelo, architetto e scultore romano attivo tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo.
Per quello che invece riguarda nello specifico le scene mosaicate del fregio, per ricostruirne l'aspetto sono fondamentali un'altra incisione, tratta anch'essa dall'opera di Ciampini, la descrizione che l'erudito ne dà nel testo (egli è inoltre l'unico a riportare il contenuto dei "tituli") e le copie ad acquarello del codice Barberiniano latino 4423 della Biblioteca Apostolica Vaticana. Grazie a queste fonti sappiamo dell'esistenza di almeno nove scene: "Le navi romane in viaggio verso la Giudea"; "L'assedio di Gerusalemme"; "La Donazione di Costantino"; "Il battesimo di Costantino"; "La decapitazione di San Giovanni Battista"; "Papa Silvestro doma il drago"; una scena di difficile identificazione, con un uomo seduto, forse papa Silvestro, che si rivolge a un personaggio, forse due (la copia di Ciampini è molto lacunosa), che gli sta di fronte; "Il supplizio di San Giovanni Evangelista" e "L'Anastasis" (o "Discesa di Cristo al Limbo"). La maggior parte delle scene erano legate alla storia e al culto della Basilica attraverso episodi significativi della vita dei suoi fondatori - Costantino e San Silvestro - e di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, cui nel pieno medioevo essa era stata consacrata. Queste scene, stando all'incisione di Ciampini, erano precedute da due episodi molto particolari, relativi alle vicende della Prima Guerra Giudaica (66-73 d. C.): nel medioevo si riteneva, infatti, che diverse reliquie provenienti dal Tempio di Gerusalemme, portate a Roma da Tito dopo la sua distruzione nel 70 d.C. e poi collocate nel Tempio della Pace, fossero state donate da Costantino alla Basilica. Il ciclo, infine, era chiuso dall'"Anastasis", evidente riferimento al Salvatore, cui la Basilica lateranense era stata dedicata da Silvestro e Costantino.

Per il riconoscimento dei frammenti sono stati però i "tituli", riportati dal Ciampini nel suo volume, ad assumere un rilievo speciale, poiché dei quattro citati dall'autore tre sono stati in buona parte ritrovati incisi nei frammenti rinvenuti. Dopo l'identificazione dei frammenti e la conseguente consapevolezza di trovarci di fronte a un recupero fortunato e davvero significativo per la storia dell'arte romana del Medioevo (i resti del fregio medievale sono sempre stati dati per persi dalla letteratura critica), si è sentita l'urgenza di comporre un gruppo di lavoro che affrontasse i diversi aspetti che l'analisi e lo studio dei frammenti comportava. Così, ai Laboratori di Restauro dei Marmi e dei Mosaici sono stati affidati gli interventi di restauro dei pezzi e l'opera di riassemblaggio, mentre il Laboratorio di Diagnostica si è occupato delle indagini sui materiali compositivi. In contemporanea sono state svolte ricerche bibliografiche e archivistiche, orientate queste ultime principalmente a recuperare la storia del portico stesso nel corso dei secoli, e si è proceduto alla ricostruzione grafica dell'insieme e delle sue parti, con particolare attenzione proprio al fregio mosaicato. Quello che qui si presenta è lo stato attuale del restauro e della ricerca che sono, però, ancora in corso".