Collezionismo del cardinale Tommaso Ruffo tra Ferrara e Roma
Collezionismo del cardinale Tommaso Ruffo tra Ferrara e Roma

Collezionismo del cardinale Tommaso Ruffo tra Ferrara e Roma

Giovedì 19 dicembre 2013, ore 16.00
Sala Conferenze, Musei Vaticani

Il Giovedì dei Musei dedica l'ultimo appuntamento del 2013 al "Collezionismo del cardinale Tommaso Ruffo tra Ferrara e Roma", la nuova pubblicazione curata da Mario Alberto Pavone per Campisano Editore. Appuntamento giovedì 19 dicembre, ore 16.00, alla presenza dell'autore.

Anticipiamo un estratto della conferenza:

Il volume ha inteso fornire un valido contributo alla ricostruzione della collezione del cardinale Ruffo (arcivescovo di Ferrara dal 1717 al 1738), il quale fin dagli anni vissuti a Roma aveva dato un notevole impulso alla raccolta, sia in qualità di collezionista, che di committente, sull'esempio del noto antenato don Antonio Ruffo, manifestando anche una chiara volontà di competizione nei confronti dei più autorevoli collezionisti dell'epoca, dai Savoia all'Imperiali, dal Valenti Gonzaga all'Ottoboni: come è testimoniato dalla costante partecipazione alle esposizioni di San Salvatore in Lauro.

La descrizione dei numerosi dipinti presenti nel salone del Palazzo arcivescovile di Ferrara, secondo la traccia fornita dal letterato ferrarese Jacopo Agnelli ("Galleria di pitture..." 1734), ha costituito la base per una rivisitazione globale che, partendo dalle indicazioni iconografiche e dalle proposte di attribuzione (riconducibili in gran parte alla figura del nobile pittore Pietro Ercole Fava), ha consentito di riconsiderare il ricco nucleo collezionistico alla luce dei mutamenti di gusto manifestati dal cardinale, a seguito dei contatti stretti con i membri dell'Accademia Clementina, oltre che di valutarne le scelte riguardo alla provenienza delle opere dalle diverse aree italiane. Ripercorrendo il componimento in prose e versi dell'Agnelli, sono emerse informazioni desunte dalle fonti citate, valutazioni circa l'operato degli artisti considerati e notizie circa i contatti con i pittori bolognesi contemporanei, dal Crespi al Creti, dai Torelli alla Casalini, dal Ferraioli al Monti.

Tale repertorio di notizie è stato inoltre analizzato anche in base agli interessi maturati in precedenza dal cardinale a favore di artisti napoletani, quali il Ribera, il Preti, il Giordano «servito con carozza» e il Solimena, a lui noto per i contatti con la sorella Lucrezia. Nello stesso tempo il registro degli autori del passato ha consentito di sondare le preferenze espresse in relazione alle diverse aree regionali, con prevalenza per il Cinquecento, di artisti veneti, per il Seicento di bolognesi, napoletani e fiamminghi, pur con una particolare attenzione al ferrarese Scarsellino. Riguardo alle scelte iconografiche, che si pongono in linea con le preferenze manifestate nell'ambito del collezionismo ecclesiastico dell'area centrale, accanto ad una forte presenza di ritratti, trovano collocazione le vicende dell'Antico e Nuovo Testamento, le vite e i martiri dei santi, gli uomini illustri, le allegorie, le tematiche mitologiche, nonché le scene di genere e di paesaggio, le battaglie e le nature morte.

Lo studio che conclude il volume, condotto in relazione al passaggio della collezione a Roma, a seguito del rientro del cardinale e poi del trasferimento delle opere nel Palazzo della Cancelleria, ha inoltre consentito di recuperare le scelte finali del cardinale, legate sia all'ampliamento della collezione e all'introduzione di dipinti di ambito più strettamente romano (secondo quanto è testimoniato dall'inventario stilato dai pittori Conca e Sorbi), sia alla decorazione della sua cappella in San Lorenzo in Damaso, dove vennero coinvolti il Conca e il Giaquinto, nel segno di un recupero della matrice originaria della sua esperienza collezionistica.