Scoppieto III
Scoppieto III

Scoppieto III

Lo scavo, le strutture, i materiali

Giovedì 20 febbraio 2014, ore 16.00
Sala Conferenze, Musei Vaticani

Il sito archeologico umbro di Scoppieto, e i suoi 800 anni di vita, saranno i protagonisti de Il Giovedì dei Musei in programma il 20 febbraio alle 16.00 presso la Sala Conferenze dei Musei Vaticani.
L'incontro vedrà anche la presentazione del III volume dell'opera dedicata ai risultati dello scavo: "Scoppieto III. Lo Scavo, le strutture, i materiali", a cura di Margherita Bergamini per le Edizioni Quasar.
A presentare la novità editoriale sarà il dott. Giorgio Filippi, curatore della Raccolta Epigrafica dei Musei Vaticani.

Segue un estratto dell'intervento del relatore:

Come è noto le fonti scritte arrivano fino ad un certo punto, poi viene l'archeologia che con i propri metodi contribuisce alla ricostruzione storica di un determinato territorio e del mondo antico. È una storia scritta nel DNA della "cultura materiale", cioè nelle informazioni genetiche dei reperti, che l'archeologo deve decifrare e che richiede particolari conoscenze, metodi e tecniche di indagine, prima fra tutte la pratica dello scavo stratigrafico. È una storia che ci illumina su aspetti poco noti della società e dell'economia antica e che talvolta ci porta assai lontano dai luoghi dove si svolgevano determinate attività legate vuoi al culto, vuoi alla produzione agricola e artigianale.
Emblematico è il caso del sito archeologico di Scoppieto, contrada sulla sommità di un'altura nella valle del Tevere, nel territorio della colonia romana di Iulia Tuder.

Sedici campagne di scavo effettuate dal 1995 al 2010 dall'Università degli Studi di Perugia e dirette da Margherita Bergamini hanno permesso di ricostruire, su un'area di circa 3500 mq, le vicende di otto secoli di frequentazione e trasformazione del sito (III sec. a.C.-V sec. d.C.) che per oltre un secolo, dall'età di Augusto all'età di Traiano (circa 10 a.C.-110 d.C.), è stato uno dei centri "produttivi" della ceramica più straordinari del mondo antico. Lo studio delle matrici, dei marchi di fabbrica, dei prodotti finiti e la loro distribuzione geografica a vasto raggio permettono di cogliere che la potenzialità della manifattura di Scoppieto, a livello economico e commerciale, aveva oltrepassato i confini della penisola, raggiungendo l'area centro europea e circummediterranea, e di avanzare l'ipotesi che la sua nascita possa essere in qualche modo collegata ad un fenomeno di "delocalizzazione" dell'attività manifatturiera, avvenuto alla fine del I sec. a.C., da Arezzo in un luogo della Valle Tiberina di più facile accesso al commercio ed alle rotte del Mediterraneo.

Il terzo dei sei tomi in cui è divisa l'opera di diffusione dei risultati illustra la lunga vita dell'insediamento, per mezzo della documentazione di scavo per unità e attività stratigrafiche. Queste ultime interpretano e descrivono, per ogni periodo, il funzionamento delle strutture emerse, gli ampliamenti, i cambiamenti e le trasformazioni derivanti dalle diverse destinazioni d'uso, il tutto corroborato da note di "approfondimento", entro riquadri, e dai materiali di riferimento per la cronologia e per la destinazione d'uso degli ambienti.

Nella seconda parte del volume si affronta lo studio di alcune classi di materiali. La coroplastica e le tavolette fittili con impronte di monete e motivi decorativi hanno permesso di attribuire alcuni manufatti di alta qualità ad una produzione locale, ma con l'uso di matrici per teste votive importate forse dall'area orvietana, e di evidenziare legami tra il santuario di Scoppieto e la Sicilia nord orientale nel III-II sec. a.C. I marmi di provenienza italica, africana, greca e microasiatica rinvenuti all'interno della manifattura, ma fuori del loro contesto originario, appartenevano all'apparato decorativo parietale e pavimentale di un edificio residenziale di una certa importanza che sorgeva nei pressi, forse di proprietà dei Plotidii, costruttori del quartiere artigianale nel periodo augusteo.