Il Serraglio di pietra
La Sala degli Animali in Vaticano
Salone di Raffaello, Pinacoteca, Musei Vaticani
Dopo quello del 2 maggio, ritorna Il Giovedì dei Musei dedicato alla presentazione nei Musei Vaticani di una novità editoriale. Sempre per le Edizioni Musei Vaticani è infatti in uscita il volume di Alvar González-Palacios "Il Serraglio di pietra. La Sala degli Animali in Vaticano" che sarà presentato alle ore 17.30 del 23 maggio, presso il Salone di Raffaello della Pinacoteca Vaticana.
Segue un estratto della Prefazione del libro a firma di Giandomenico Spinola, Responsabile del Dipartimento di Archeologia dei Musei Vaticani:
Nei Musei Vaticani la Sala degli Animali è spesso oggetto più di curiosità che di considerazione; un'occhiata veloce a queste piccole opere e si procede rapidamente oltre, verso i notissimi capolavori. Lo sguardo, infatti, si perde in un allestimento così denso di colori e di forme che vi è un'oggettiva difficoltà nel focalizzare le singole sculture.[...]
Tutto prende avvio dalla creazione del Museo Pio Clementino, ideato e intrapreso da Clemente XIV (1769-1774) e completato da Pio VI (1775-1799), una collezione privata pontificia che diventa un museo pubblico, allestito architettonicamente in forme neoclassiche e concepito in accordo con i nuovi dettami estetici ed etici. L'Illuminismo, anche negli ambienti più conservatori e refrattari, aveva aperto le menti a nuove esperienze; sono gli anni in cui vide la luce l'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert (1751-1772), che indirettamente portò i suoi riflessi persino nella concezione delle sale e degli allestimenti del nuovo museo in Vaticano.
Non a caso in passato ho pensato di definire la Sala degli Animali uno "zoo di pietra", in quanto in questa doppia sala sono esplicitamente coniugate arte e scienza biologica. Qui vennero accolte le sculture antiche con temi venatori o, in genere, legati al mondo della natura; a queste presto si aggiunsero molti lavori moderni e trasformazioni di opere antiche con un soggetto animale originario talvolta differente da quello poi creato.
Sembrò essenziale che lo zoo lapideo che si andava formando fosse il più possibile completo, vario e, per certi versi, inedito, prevedendo anche un gran numero di animali rari ed esotici – tratti da schizzi e da illustrazioni di viaggiatori, esploratori e naturalisti – che vennero riprodotti in forme scultoree, non di rado con notevole fantasia. Fino ad allora questo tipo di creazioni era stato considerato un grazioso arredo per i giardini e per le ville, una produzione minore con valore più ornamentale che artistico. Qui ora assurge alla dignità di un'arte maggiore, espressa con grande virtuosismo e con la preziosità di un allestimento tematico, non indirizzato alla rappresentazione di animali stanti e statici ma alla loro valorizzazione dinamica, all'interazione fra essi – ad esempio l'attacco di un feroce predatore ad una preda terrorizzata – considerata scientificamente in accordo con quanto gli studi etologici andavano suggerendo. [...]
Punto di partenza del lavoro di Alvar González-Palacios sono le schede con i conti dei restauri, riportati in fondo al testo, insieme alla diversa documentazione di archivio relativa ad altre opere presenti nella sala. Di qui si è proceduto alla rielaborazione del complesso quadro culturale, riportato nella prima parte, evidenziando la narrazione della formazione storica della raccolta, l'analisi dei personaggi che ruotano intorno alla nascita del museo, il ruolo di Roma nel periodo, il lavoro del Franzoni e la fortuna di questa particolarissima esposizione, con gli artisti, gli studiosi, i personaggi storici e i viaggiatori che la hanno visitata e commentata fin dalla fine del '700. L'affresco sulla Sala degli Animali si può a questo punto considerare completamente realizzato. Lo "zoo di pietra" è stato descritto nel suo spirito creativo, nello sguardo dei visitatori e soprattutto nella straordinaria abilità degli scultori, antichi e moderni, in grado di modellare il "bestiario" in forme artistiche: qui la Natura è espressa sia con spirito bucolico sia in forme realistiche, comunque con creazioni che prendono sempre la distanza da impostazioni formali o accademiche e che mai giungono a risultati banali.