Vatican Coffin Project
Vatican Coffin Project

Vatican Coffin Project

I sarcofagi lignei policromi egizi alla luce delle nuove ricerche scientifiche

Giovedì 14 ottobre 2010, ore 16.00
Sala Conferenze, Musei Vaticani

Il Reparto Antichità Egizie e del Vicino Oriente dei Musei Vaticani, diretto dalla dott.ssa Alessia Amenta, ha avviato dal 2007 il Vatican Coffin Project, con la collaborazione del Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro dei Musei Vaticani, diretto dal prof. Ulderico Santamaria e dal dr. Fabio Morresi come suo assistente, la restauratrice Giovanna Prestipino, la xilologa Victoria Asensi Amoros e il Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France (C2RMF).
Il progetto si riferisce alla collezione completa dei 23 sarcofagi lignei policromi vaticani datati al Terzo Periodo Intermedio (XXI-XXVI dinastia, 1070-712 a.C.), tutti provenienti da Tebe Ovest e che presentano caratteristiche simili sia dal punto di vista storico-artistico, sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici e le vicende conservative.

Due gli obiettivi principali:

  • lo studio delle tecniche esecutive e dei materiali costitutivi originali, parallelamente a quello sugli interventi di restauro pregressi. Fine ultimo è la creazione di un database, che sarà a disposizione della comunità scientifica internazionale.
  • identificazione delle diverse officine di fabbricazione e lavorazione. Si auspica dunque di ricondurre ad un determinato "marchio di fabbrica" precise caratteristiche tecniche, che non potranno ovviamente prescindere anche dall'analisi dell'apparato iconografico e testuale, che invece ha già raggiunto risultati importanti negli studi egittologici.

L'obiettivo finale del progetto è la messa a punto di un protocollo di studio e indagini, che potrà essere condiviso con altre istituzioni nell'ambito di questa stessa ricerca.

Le indagini scientifiche sono effettuate presso il Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro dei Musei Vaticani. Ogni sarcofago è stato sottoposto ad una approfondita campagna diagnostica che prevede due fasi diverse:

  • le indagini "non-distruttive" (per immagini: riprese radiografiche, fotografie in fluorescenza ultravioletta indotta, fotografie infrarosse in falsi colori; per indagini chimiche: fluorescenza X).
  • analisi su microprelievi di materia, mirate allo studio della composizione dei vari materiali costitutivi (per l'identificazione e la caratterizzazione delle sostanze organiche: cromatografia liquida ad alta efficienza HPLC con spettrometro di massa e DAD come rivelatori, e gas cromatografia di massa CGMS; per l'individuazione e la qualificazione dei materiali inorganici: sezione lucida osservata in microscopia ottica ed elettronica con analisi chimica mediante microsonda a dispersione di energia SEM-EDS; microcampione analizzato in spettrofotometria infrarossa FT-IR).

Nell'affrontare lo studio dei sarcofagi mediante le analisi per immagini è stato necessario risolvere alcune problematiche tecniche:

  • ottenere riprese in alta risoluzione;
  • definire un sistema di taratura che garantisca la riproducibilità dei dati;
  • risolvere problemi relativi alla tridimensionalità degli oggetti in studio.


Il protocollo di indagini sperimentato ha permesso di avviare la correlazione tra i risultati delle analisi microdistruttive e le analisi per immagini, raggiungendo due traguardi importanti: il primo è quello di potere estendere i risultati analitici puntiformi ottenuti dalle analisi chimiche eseguite con prelievo su zone più ampie, correlandoli alle immagini spettrali; il secondo è la drastica riduzione dei prelievi, nel rispetto più assoluto dell'opera.